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BUY AND HELP PER AIPD: UN NUOVO MODO DI ACQUISTO ON-LINE CHE FA DEL BENE

Qualche tempo fa abbiamo conosciuto Alessio, un ragazzo davvero esplosivo e con mille idee, ma soprattutto con tanta voglia di fare del bene per i bambini. Alessio fa parte di una società benefit (ovvero una società che non produce profitto, ma fa del bene per la comunità) che ha lo scopo di creare una rete solidale i cui protagonisti sono i bambini. E sono i bambini che fanno la raccolta alimentare per le famiglie in difficoltà, fanno la pulizia delle strade dei loro paesi, organizzano le giornate di raccolta di indumenti usati per altri bambini che non possono permettersi abiti nuovi. In quest’ottica bambini e ragazzi si impegnano per la comunità in cui vivono, diventano responsabili e conoscono altre realtà che li circondano e scoprono che è bello aiutare. E in tutto questo ci siamo entrati anche noi di AIPD! Come? Grazie al nuovo progetto che BUY AND HELP sta portando avanti. Da qualche tempo esiste on-line la piattaforma BUY AND HELP (scansiona con il tuo smartphone il QR-CODE che trovi in questa pagina, o vai al link: https://www.buyandhelp.it/portal/partner/aiuto#bah-associazione-aipdmarcatrevigiana). Entrare in questa piattaforma è come entrare in un grande centro commerciale. Alla sezione negozi puoi trovare più di 2000 negozi di articoli vari, dalla salute ai viaggi passando per elettronica, moda o cose per la casa; clicca sul negozio che vuoi, scorri la pagina fino ad arrivare a VAI AL NEGOZIO: verrai reindirizzato al sito del negozio che hai scelto; a questo punto effettua il tuo acquisto normalmente. A cosa serve tutto questo? Ogni volta che vuoi fare un acquisto on-line puoi prima entrare in BUY AND HELP e cercare il negozio che desideri; a te non costa nulla, ma questo semplice click in più produce un cashback (ovvero un ritorno di denaro) che andrà in donazione ai progetti di autonomia della nostra associazione. Bello vero? Possiamo cambiare l’idea di e-commerce con un semplice click in più!
Quindi cosa aspetti, vai subito a registrarti a BUY AND HELP e ricorda: ogni volta che vuoi acquistare on-line fai del bene ai nostri bambini con la sindrome di Down!

ALLA SCOPERTA DEI GRANI ANTICHI CON L’AZIENDA AGRICOLA GIORGIO CECCHETTO

Una giornata indimenticabile quella che abbiamo passato insieme a Giorgio Cecchetto e a tutta la sua famiglia sabato 9 luglio 2022, alla scoperta delle antiche tradizioni agricole dei nostri territori. I nostri nonni ricorderanno bene che un tempo, in questo periodo dell'anno, la mietitura del grano non era solo un'attività indispensabile per produrre la farina, alimento primario della nostra dieta, ma rappresentava soprattutto un evento sociale e di aggregazione per il paese. Infatti chi possedeva la trebbiatrice a punto fisso la metteva a disposizione nelle piazze dei piccoli paesi rurali caratteristici delle nostre campagne, in modo che tutti potessero portare il grano e portare a casa la paglia già impacchettata per l'inverno. La rievocazione storica delle antiche pratiche legate alla mietitura che è stata organizzata dall'Azienda Agricola Giorgio Cecchetto, ha riportato alla mente tanti ricordi di infanzia tra i nostri soci più anziani ed è stata una vera occasione di apprendimento della cultura agricola dei nostri luoghi per i più giovani. L'evento è stato reso possibile anche grazie all'associazione "Fracassati" di Cimetta (TV) che ha conservato con cura i macchinari di una volta. E grazie a Giorgio Cecchetto che ancora una volta non perde l'occasione per ricordare che l'agricoltura è inclusione e solidarietà prima di tutto. I nostri fantastici ragazzi si sono messi all'opera nell'imballaggio della paglia, nella raccolta del grano e hanno imparato che esistono molte varietà di grani antichi. Quella seminata da Giorgio Cecchetto, ovvero la varietà Mentana, diventerà pasta e farina che verrà donata alla nostra associazione a sostegno delle nostre campagne di raccolta fondi. Ogni pacchetto di pasta e farina sarà unico ed originale come ognuno di noi: infatti i ragazzi, dopo aver mietuto il grano, si cimenteranno nell'arte dell'etichettatura e disegneranno ogni singola etichetta con impegno e determinazione. 
Non ci resta che ringraziare ancora una volta questa famiglia dal cuore grande con le parole di Michele, un nostro associato:

Sabato 9 luglio siamo andati noi ragazzi di AIPD Michele Baiocco, Michele Collotto, Erika, Matteo, Giuliano, Giulia, Nicola e due bambini piccoli Isacco e Simone e tanti altre persone da Cecchetto a vedere come funzionano i macchinari per battere il grano e poi aiutato a mettere la paglia sul trattore con il carro. Poi seduti sulla paglia abbiamo ascoltato un signore che spiegava strumenti di una volta e grani antichi. Noi abbiamo raccolto la variettà Mentana e poi diventerà pasta e farina che Giorgio Cecchetto ci dona per i nostri banchetti. Noi ragazzi abbiamo aiutato tagliare la paglia poi messi per terra prodotti finiti, le paglie messe sopra a file di 4. Poi abbiamo mangiato lo spiedo tutti assieme anche ai nostri genitori e a tutti gli amici. Grazie della giornata passata insieme.

Michele Collotto

CORRI CON NOI LA SPRITZ RUN E FAI DEL BENE

3...2...1 VIA!! In questi giorni è partita l'iscrizione alla corsa più originale di sempre! Si tratta della SPRITZ RUN, organizzata dai nostri amici di e-runclub. Paolo, qualche tempo fa ci ha contattato per proporci questa esperienza molto singolare. Mette insieme la voglia di fare un po' di movimento, che fa bene alla salute e al nostro fisico, e la possibilità di fare del bene. 
Ma come funziona una corsa virtuale?? In questo periodo di pandemia non possiamo organizzare eventi e manifestazioni perchè bisogna essere ancora prudenti visti i numeri dei contagi. Grazie alla tecnologia abbiamo capito come essere vicini anche se lontani e ci sono tante cose che possiamo fare anche se non siamo nello stesso posto...come fare una gara di corsa!
E' molto semplice. Basta iscriversi al sito internet: www.e-runclub.com e scegliere la SPRITZ RUN tra le corse organizzate. Puoi scegliere il percorso che vuoi fare (se di 5 km o 10 km) e inserire nel carrello la gara. Poi effettua il pagamento. Una parte dell'iscrizione ci aiuterà a portare avanti i nostri progetti di autonomia! La nostra corsa verso una vita più autonoma non si deve fermare e tu puoi aiutarci correndo con noi!
E dopo l'iscrizione che succede? Dal 22 maggio al 6 giugno puoi fare la gara. Prima di partire fai una foto e condividila nei social (facebook o instagram) e tagga AIPD Marca trevigiana e e-runclub (seguici! Clicca mi piace sulle nostre pagine!) Quindi puoi accendere il tuo contapassi, se hai una applicazione o un bracciale, oppure accendi il cronometro e quando hai percorso i 5 o 10 km che hai scelto fai stop e fai una foto al tuo risultato!
Infine invia il tuo risultato via email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure via whatsapp al numero: 3483846972 e il gioco è fatto! 
Riceverai una bellissima medaglia...e non dimenticarti di brindare alla fine della gara!

Mi raccomando, contiamo su di te!

A NATALE PUOI...DONARE PIU' AUTONOMIA A NOI

A Natale puoi fare la differenza, scegliendo di donare anche solo 15 euro a sostegno dei progetti di autonomia di AIPD MARCA TREVIGIANA.
Imparare ad attraversare la strada, a chiedere indicazioni, a fare la spesa, ma anche trovarsi in gruppo e decidere di andare a mangiare una pizza o vedere un film al cinema sono tutte conquiste per le quali i nostri ragazzi con la sindrome di Down si battono ogni giorno con determinazione. Ogni bambino, ragazzo e adulto con la sindrome di Down sta lottando per avere una vita sempre più autonoma e grazie ai nostri progetti questa strada in salita si fa sempre meno ripida; ma c'è ancora tanto da fare per realizzare una società davvero inclusiva, e lo possiamo fare insieme!
Scegliendo i nostri prodotti, fatti con le mani di persone con la sindrome di Down, come dono di questo Natale 2021, puoi donare un'ora di terapia occupazionale a un bambino che sta imparando a vestirsi da solo, oppure puoi dare la possibilità a un ragazzo di organizzare un'uscita con i suoi amici per festeggiare il suo compleanno in completa autonomia!

Che tu sia un privato o una azienda, puoi scegliere di sostenere l'inclusione scolastica e sociale di un ragazzo con la sindrome di Down: in cambio puoi avere le nostre confezioni natalizie da regalare ai tuoi amici o ai tuoi collaboratori.
Puoi davvero fare la differenza nella vita di una persona con la sindrome di Down, non perdere questa occasione!
Per info chiama: 3463656178 oppure manda una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Contiamo su di te!

Giornata mondiale della sindrome di Down: #CONNECT

AIPD, lontani ma “connessi”. Una Giornata mondiale lunga un anno
Nella ricorrenza in cui si celebra in tutto il mondo la sindrome di Down, AIPD lancia un video ”immersivo”, per raccontare come da uno sguardo di pochi minuti possa nascere una connessione profonda.
E il contest solidale a sostegno dei progetti d'inclusione

Roma, 19 marzo 2021 - #Connect. È lo slogan e l'invito della Giornata Mondiale della Sindrome di Down 2021, che si celebra il 21 marzo. Perché connettersi non è facile, con la pandemia che ci ha fisicamente allontanati, nascondendo i sorrisi. Gli occhi però sono rimasti scoperti e hanno imparato a sorridere. Per questo, AIPD ha scelto, per la ricorrenza di quest'anno, di provare a raccontare la “connessione” e la relazione attraverso la semplicità degli sguardi, da cui tutto ha inizio. Lo farà attraverso un video, innanzitutto: più che uno spot informativo, un’esperienza emotiva e immersiva, che in 4 minuti si pone l'ambizione di mettere lo spettatore al centro di una relazione umana, facendolo assistere alla nascita di una nuova “connessione”.
Perché proprio la connessione è la condizione e il fondamento dell'inclusione e della partecipazione delle persone con sindrome di Down alla vita della comunità: se la connessione si interrompe, il processo viene meno. È il pericolo e la preoccupazione che AIPD, attraverso le sue 55 sezioni, ha vissuto nell'ultimo anno: le sedi chiuse, le attività sospese e poi reinventate, proprio attraverso quella “connessione” nuova che ha preso forma di videochiamate, videoconferenze, condivisioni online.
Dal 21 marzo 2020 al 21 marzo 2021 è trascorso non un anno, ma una rivoluzione, in cui ci siamo reinventati, riformati, ritrovati: ri-connessi, appunto, per far sì che il filo che ci univa non si spezzasse, ma piuttosto si rafforzasse: gli sguardi scambiati attraverso i monitor hanno insegnato a tutti noi ad essere vicini anche da lontano. Senza smettere di sognare il giorno in cui si potrà tornare ad abbracciarsi.
Il contest solidale. Per dar forma e gambe a questo sogno, c'è bisogno di aiuto e di sostegno. Per questo, AIPD lancia, insieme alla campagna di comunicazione, anche un contest solidale: attraverso la piattaforma wishraiser.com, sarà possibile destinare una donazione ad una specifica sezione AIPD delle 55 presenti sul territorio nazionale, partecipando così all'estrazione di un grande premio finale, e all’assegnazione di numerosi reward per i donatori più generosi. Tutti le esperienze in palio sono in ambito travel proprio a simboleggiare la voglia di ricominciare a viaggiare, a scoprire, a connettersi.

PUOI SOSTENERE LA NOSTRA SEZIONE INSERENDO NELLO SPAZIO DEDICATO AL COUPON LA PAROLA: MARCA (in maiuscolo).

1 maggio festa dei lavoratori

1 maggio, AIPD presenta l'Album dei lavoratori con sindrome di Down

 

Nel 1992 l'associazione ha inserito la prima persona con sindrome di Down in un luogo di lavoro.

Oggi i lavoratori a tempo indeterminato della rete AIPD sono 175

Alcuni di loro sono ritratti nelle figurine dell'album dei "campioni":

per completarlo, AIPD si rivolge a privati e aziende. Perché la storia continui...

 

Roma, 29 aprile 2021 – "Ce l'ho, ce l'ho, mi manca". Tanti sono i lavoratori con sindrome di Down che, grazie ad AIPD, un lavoro lo hanno. A molti però ancora manca: soprattutto a questi è dedicato l'Album dei lavoratori 1992-2020, che AIPD lancia in occasione del Primo Maggio. Era il 1992, infatti, quando l'associazione inserì la prima persona con sindrome di Down in un luogo di lavoro. Oggi i lavoratori con contratto a tempo indeterminato della rete AIPD sono 175 (tanti altri hanno contratti a tempo determinato o di tirocinio): nove di questi "campioni" sono ritratti nelle figurine dell'album, dove però molti spazi sono ancora vuoti. Per questo AIPD si rivolge a privati e aziende: "Vuoi aiutarci a riempirli?".

Il gioco è semplice, proprio come uno scambio di figurine tra bambini: cliccando sullo spazio vuoto, è possibile selezionare la voce "azienda" o "privato": nel primo caso, "compila il form e ti aiuteremo a trovare la persona giusta, a formarla e ad inserirla nel suo futuro luogo di lavoro". Chiunque, invece può sostenerci nei nostri progetti, anche di inclusione lavorativa! E' semplice: bastano pochi euro al mese per diventare membro della nostra famiglia: vai alla pagina dedicata e scopri come è facile sostenere il futuro di una persona con la sindrome di Down.

 

Chi sono i nove "campioni"... Le figurine già contenute nell'album sono invece la prova che lavorare è bello e possibile, per le persone con sindrome di Down: sul retro di ciascuna fotografia appare infatti non solo il nome, la sezione AIPD e l'azienda di riferimento, ma anche una breve testimonianza del lavoratore raffigurato. "Mi trovo molto bene con tutti i miei colleghi, il direttore e i manager. Il mio lavoro lo faccio bene, per me è molto importante. Ci vado molto volentieri", assicura Italo Maddalena, addetto sala presso Mc Donald's di Roma. "Io ho realizzato il mio sogno: lavoro!", esulta Andrea Oggiano, addetto mensa presso DSU università di Pisa. "Lavorare in Parafarmacia mi piace tanto perché mi permette di vedere tanta gente e farmi conoscere. Io dico che questo è il mio regno!", assicura Alessandra Cappello, commessa presso la Parafarmacia Partigiani in Puglia.

 

... e i 175 lavoratori AIPD a tempo indeterminatoA un anno dal trentennale, AIPD si pone quindi l'obiettivo di "completare" l'album, arricchendo da un lato la squadra dei lavoratori con sindrome di Down, dall'altro le aziende che vorranno giovarsi del loro contributo. E per dimostrare che l'impresa è bella è possibile, pubblica l'elenco degli assunti a tempo indeterminato nella rete Aipd, insieme all'indicazione delle principali aziende con cui AIPD ha collaborato.

 

#IwantWork: l'appello della rete europea Valueable. Non solo Italia: per il 1 maggio, anche la rete europea per l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva, ValueAble, di cui AIPD è capofila, lancia lo slogan, l'hashtag e l'appello "Io voglio lavorare": un appello che suona particolarmente forte, nel momento in cui il mondo intero da più di un anno si è fermato e tanti lavoratori sono in difficoltà. E proprio per questo la campagna lanciata dalla rete, cui aderiscono sei Paesi europei, assume oggi un significato e un valore particolare: ha il compito di far sentire con forza la voce di queste persone, per le quali il lavoro è anche inclusione sociale e autonomia. Possono partecipare tutte le persone con Sindrome di Down o disabilità intellettiva che lavorano e/o che cercano lavoro. La richiesta è di pubblicare un post sui Social, tra il 30 aprile e il 3 maggio, con il messaggio "Io voglio lavorare",

accompagnato dagli hashtag #InternationalWorkersDay #ValueableNetwork #IwantWork e

con il tag dell'associazione di riferimento, dell'azienda presso cui si è eventualmente inseriti

e di @ValueableNetwork.

"SINDROME DI DOWN...QUESTA SCONOSCIUTA!"

L’idea di unire in una serata l’intrattenimento musicale con la presentazione di una ricerca scientifica è sicuramente ardita e ambiziosa. Ma a noi di Aipd piacciono le sfide! Così è nata “La sindrome di Down: questa sconosciuta!”, una serata realizzata grazie alla collaborazione tra Aipd Marca Trevigiana, Corale Barbisano e l’assessore alle politiche sociali Tobia Donadel del Comune di Pieve di Soligo. E il 16 gennaio all’auditorium di Pieve di Soligo eravamo lì di fronte a un centinaio di persone, tra curiosi, amici e professionisti dei servizi socio-assistenziali dell’Ulss 2 a parlare anche della trisomia 21, ma soprattutto a raccontare la vita, le difficoltà, i sogni, le incertezze e aspirazioni delle persone con la sindrome di Down. Ma ora la parola ai relatori di quella splendida serata!

 

Essere genitori di una persona con sindrome di Down

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, passerà tutta la sua vita a credersi stupido” (A. Einstein). La sfida per tutti i genitori (ma anche tutti gli attori dell’ambito educativo) è capire quale “animale” abbiamo di fronte. Ogni genitore vorrebbe il meglio per il proprio figlio: capire qual è il meglio non è sempre scontato, ed ancor più difficile per chi nasce “diverso”. "L’importante è che sia sano” è la classica frase per le mamme in attesa, e torno col pensiero a quando mi è stato detto che Michele era nato con la sindrome di Down: ho versato tante lacrime ed ho avuto tanti brutti pensieri, non lo nego. Ancora adesso non so se avessi più paura delle difficoltà sconosciute da affrontare o del dovermi confrontare con gli occhi e soprattutto le lingue del mondo! Ha prevalso la consapevolezza che noi genitori, Alessandro e Michele avevamo il diritto ed il dovere di darci più opportunità possibili, nonostante tutto e tutti. Quando ho telefonato a casa per comunicare la notizia stavano suonando le campane a festa per la nascita di Michele: in quel momento ho provato solo fastidio e disperazione, ma quel suono mi ha accompagnata sempre, e tuttora lo considero un messaggio arrivato non per caso, ma per darmi forza ed energia. Da subito, abbiamo cercato di far fare a Michele il “normale” percorso di vita (scolastico e non), con la consapevolezza dei suoi limiti e delle difficoltà degli altri nel prendersi carico di lui (e per alleggerire questo ogni volta che ho potuto ho cercato di essere presente sia fisicamente che con collaborazione per supportare chi lo doveva fare). Andando indietro con la memoria , quasi non ricordo le tante cose fatte, così tante che mi sembra quasi impossibile esserci riuscita e sempre con la sensazione di non fare mai abbastanza (fisioterapia, logopedia, musicoterapia, psicomotricità…). Però non ho dimenticato gli stati d’animo, sempre gli stessi pur in situazioni diverse. Ci sono state parole e toni che mi hanno fatto male, facendomi sentire inadeguata. Ci sono stati momenti in cui l’inevitabile confronto con i coetanei mi toglieva il fiato! Mi sono scontrata con la limitatezza di alcune offerte dei servizi pubblici e di alcune risposte date. In quasi tutte le situazioni sociali mi sono resa conto che le persone “difettose” devono sempre essere perfette. Quante volte le fatiche, le rinunce, le scelte e le non-scelte per dare a Michele il più possibile strumenti di crescita (con l’accortezza di non togliere possibilità e spazi al fratello) non sono state comprese o semplicemente bypassate da chi ritenevo sensibile all’altro, ed invece era solo sterile apparenza per il mondo. La scuola ed i servizi come istituzioni mi hanno un po’ delusa: le ore di sostegno limitate, l’Ulss presente solo per le scartoffie, senza suggerimenti e supporti rispetto alle strategie scolastiche. La differenza l’hanno fatta le persone (insegnanti e compagni) in tutti i cicli scolastici: posso solo ringraziarli tutti per aver agevolato l’integrazione di Michele in modo esemplare. L’istinto di protezione familiare può limitare la crescita sociale ed il raggiungimento di nuove autonomie. Ho ritenuto importante cercare situazioni staccate dalla famiglia in cui sperimentarsi. In AIPD ho trovato il supporto di operatori professionisti, fondamentale ed efficace nelle strategie e nei risultati. Lo sport è sempre stato parte della vita di Michele, che dall’età di 5 anni frequenta la piscina. A questo si è aggiunto il judo, una delle esperienze che gli ha dato (e gli dà tutt’ora) consapevolezza di sé e senso di appartenenza ad un gruppo invidiabili: mi sento in dovere di ringraziare il suo maestro Stefano ed i ragazzi della ValmarenoJudokaj per il coinvolgimento e la fiducia che sempre gli danno. Nella serata del 16 gennaio ho esposto queste riflessioni (che qui ho sintetizzato), mostrando immagini per me significative della vita di Michele. Ho raccontato le fatiche partendo dal loro risultato, perché le cose belle sono quelle che ci guadagniamo mettendoci in gioco, sempre e comunque; sono i limiti affrontati e superati: quei limiti che ci sono, ma non dobbiamo decidere a priori quali siano. Vedere gli occhi felici di Michele quando si rende conto di riuscire, di essere capace, di stare al passo e/o di sapere che c’è qualcuno che lo aspetta quando non ce la fa, cancella tutto il resto! So che è valsa la pena rischiare, credere, faticare, sacrificare alcune scelte perché vedo Michele felice, indipendentemente dalla mia presenza; utile nel menage familiare; in grado di stare via da casa 2 mesi a lavorare, ma anche a divertirsi ed essere orgoglioso di se stesso, con amici che lo cercano. Allora si annulla il disagio della frase “l’importante è che sia sano” e mi focalizzo su un’altra espressione: “chiedimi se sono felice”! Raccontare la mia vita è stato difficile, non amo esprimere le mie emozioni, ma se farlo può aiutare a vedere con occhi diversi e più consapevoli qualsiasi situazione “di difficoltà”, allora spero di poter avere ancora la possibilità di farlo. Commovente, a serata finita, l’abbraccio di Michele: un abbraccio pieno di lacrime (e Michele piange raramente), di consapevolezza e di amore che non ha bisogno di altre parole.

Emma Villanova

 

Inibizione: le nuove frontiere della ricerca

Ho colto fin da subito la proposta di questo incontro con grande entusiasmo perché credo che l’informazione e la conoscenza più profonda siano il primo passo verso l’inclusione della persona con sindrome di Down. Penso che il vero punto di forza di questa occasione di confronto sia stato l’arricchimento e la condivisione, non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista umano e delle esperienze personali che ognuna di noi ha portato con sé. Quando mi è stato chiesto di preparare un discorso per questa serata, ho pensato subito che purtroppo molte volte noi “addetti ai lavori” diamo per scontate troppe cose, lasciando così un vuoto che sarebbe invece corretto colmare. Come faccio a rapportarmi nel modo più “efficace” e sincero con una persona con sindrome di Down se non conosco almeno le caratteristiche di questa sindrome? A prescindere dal motivo per il quale ci stiamo relazionando con una persona con sindrome di Down (per esempio: per lavoro, per condurre una ricerca, in una situazione di svago o semplicemente perché passeremo una giornata insieme al figlio/fratello/ecc. con sindrome di Down di un nostro amico o conoscente), credo sia fondamentale non dimenticare mai una regola di vita che vale per tutti: ogni singolo individuo è diverso dall’altro e che il punto di partenza per stabilire una relazione vera è conoscere e capire quali sono i punti di forza e di debolezza di questa persona. E’ proprio da questo punto che è nata la collaborazione tra Associazione Italiana Persone Down della Marca Trevigiana e Università di Trieste: conoscere quali sono le capacità e le difficoltà di chi ha la sindrome di Down e capire che cosa può essere davvero utile per aumentare le abilità che già possiedono. Come ho spiegato nel corso di questo incontro, il tema principale della mia ricerca è la capacità di inibizione nella persona con sindrome di Down. Con la parola inibizione in psicologia si intende la capacità di riuscire a fermarci prima di agire, di non farci distrarre e di comportarci in modo diverso quando ci rendiamo conto che stiamo sbagliando. L’inibizione possiamo associarla sia a degli aspetti più cognitivi (per esempio, quando sto facendo i compiti per casa o sto lavorando e devo quindi riuscire a concentrarmi e ad isolare nella mia mente tutte le cose utili ed eliminare quelle che non c’entrano nulla), ma anche ad aspetti più emotivi (per esempio, la capacità di saper aspettare per ricevere un premio o per fare una cosa che mi piace molto). Quello che abbiamo visto fino ad ora con il mio gruppo di ricerca, composto dalla Prof.ssa Maria Chiara Passolunghi dell’Università di Trieste e la Prof.ssa Maria Carmen Usai dell’Università di Genova, è che i bambini e i ragazzi con sindrome di Down hanno più difficoltà sia a sapersi fermare prima di mettere in atto un comportamento, sia a gestire e a “tenere fuori” le informazioni che non c’entrano nulla con quello che stanno facendo. Una volta capite le difficoltà quale può essere il prossimo passo? Nel mese di gennaio è iniziato in Associazione un percorso per migliorare queste difficoltà, che in linguaggio tecnico si chiama training, che coinvolgerà ragazzi e adulti con sindrome di Down. Si tratta di un training nuovo e mai fatto prima d’ora. Il nostro obiettivo è cercare di capire come questo training può essere d’aiuto alle persone con sindrome di Down per migliorare sia le loro capacità di inibizione che le abilità legate alle autonomie con le quali questi ragazzi si confrontano ogni giorno. Credo che questo possa essere un primo passo importante, ma noi ricercatori non possiamo lavorare da soli: abbiamo bisogno che anche l’ambiente che circonda questi bambini e ragazzi possa essere uno stimolo per il loro apprendimento.

E’ importante creare attorno alla persona con sindrome di Down una rete che collabori e che vada nella stessa direzione! Infatti, penso che le persone con sindrome di Down, i loro genitori, i compagni o colleghi  che incontrano e collaborano a scuola o al lavoro, i professionisti del settore e tutti coloro i quali ruotano attorno alla persona con sindrome di Down dovrebbero essere come le corde che si usano per ormeggiare le navi al porto. Un solo nodo debole potrebbe rimandare al largo la nave, lasciandola in balia delle onde!”

Martina Fontana

 

L’inclusione sociale e le sfide di oggi

Michele B., Michele C., Rossella, Elena, Matteo sono cinque persone straordinarie. Ognuno di loro fa una vita diversa, ha una storia diversa, e l’unica cosa che li accomuna è avere un cromosoma in più. Mi sono chiesta come potevo raccontarli a una platea, trasmettere la loro storia, i loro sogni e le loro fatiche a chi mi ascoltava. E così è nata l’idea di una video-intervista che ha fatto emergere l’autenticità di questi ragazzi che, come tutti i loro amici di AIPD, sono unici e irripetibili. Penso che per poter realizzare quel processo di inclusione per cui tanto ci battiamo, bisogna fermarsi a conoscere la persona con disabilità o con una qualsiasi diversità; altrimenti rischiamo di cadere nella “trappola” della categorizzazione, rischiamo di etichettare le persone secondo preconcetti standardizzati, che ci impediscono di vedere l’altro per ciò che realmente è. E se non impariamo a conoscere le persone con i loro pregi e difetti, difficilmente riusciremo a cogliere tutte le loro potenzialità. Parlare di inclusione di persone con disabilità, è un argomento piuttosto spinoso, faticoso. Il bambino con disabilità ha diritto a frequentare la scuola di ogni ordine e grado con bambini della stessa età; è importantissimo per lui imparare a stare insieme ai coetanei, sperimentare insieme a loro le dinamiche del gioco, della relazione ecc. A volte capita di sentire qualche genitore preoccupato perchè il compagno di classe con disabilità “fa rimanere indietro col programma il resto della classe perchè fa troppa confusione”. Queste frasi provocano sempre un dispiacere perchè magari quel bambino, invece, sta cercando il modo di relazionarsi, di comunicare con i suoi compagni; e magari in quel momento quel bambino ha solo bisogno di uno strumento, una strategia per comunicare in modo adeguato. Il processo di inclusione è un processo che riguarda tutti, che ci interessa in quanto membri di una società civile. Ognuno di noi può trovarsi a doversi relazionare con persone diverse da noi, che stanno vivendo una difficoltà permanente o provvisoria. Questo processo inizia se ci fermiamo e, prima di ogni giudizio, iniziamo a conoscere, iniziamo a tessere relazioni veritiere e autentiche con chi ha una disabilità. E questo sì che è il punto di partenza per riuscire a creare percorsi di autonomia in cui l’elemento fondamentale è la centralità della persona e la sua autodeterminazione. In AIPD i ragazzi hanno la possibilità di trovare uno spazio in cui crescere non solo nelle abilità e nelle autonomie, ma soprattutto nella consapevolezza di loro stessi e del loro essere (e/o diventare) adulti. E perciò tutti noi partecipiamo al loro processo di inclusione sociale quando incoraggiamo i loro comportamenti adulti, quando entriamo in relazione rispettando i tempi, i confini e le peculiarità di ognuno e quando sosteniamo i loro desideri di vita. E da qui è nata la nuova sfida di autonomia abitativa che, non solo AIPD, ma anche tante altre realtà stanno intraprendendo per dare concretezza al bisogno di vivere una vita da soli, in coppia o con alcuni amici di tanti adulti con disabilità. E il ruolo di tutti noi è quello di fare in modo che ciò sempre di più accada, costruendo una rete di relazioni e di supporti che sostengano il percorso di vita indipendente e adulta che tutte le persone chiedono di vivere.

Michela Menin